Sul totalitarismo – L’analisi di Hannah Arendt

Sommario

I regimi totalitari sorgono nel corso del ‘900 perchè risentono di circostanze, situazioni problemi e conflitti tipici del XX secolo, sebbene le loro radici intellettuali affondino nel secolo precedente. Dal punto di vista dei contenuti le riflessioni politiche dell’ottocento erano molto simili a quelle del novecento; in questo secolo, però, ci si pose il problema di rendere concrete queste riflessioni e di come esercitare il potere attraverso l’organizzazione dell’azione politica, la conquista del potere e la costruzione di un nuovo regime politico. Per capire gli elementi tipici di un totalitarismo ci si può rifare a Le origini del totalitarismo, di Hanna Arendt che attraverso un metodo comparato fa emergere le caratteristiche tipiche di questo nuovo tipo di Stato rispetto allo Stato di diritto.

Hannah Arendt è stata un’intellettuale che ha sperimentato direttamente le azioni dei governi totalitari. Perseguitata nella Germania nazista in quanto ebrea, si rifugia nel 1933 in Svizzera e successivamente a Parigi. Quando Hitler invade la Francia settentrionale, viene internata in un campo dal governo francese collaborazionista; successivamente viene liberata e si imbarca per New York. Arendt ha dedicato parte del suo lavoro allo studio delle caratteristiche dei totalitarismi e nel 1951 ha pubblicato ‘L’origine del totalitarismo’, poco dopo la caduta del Reich nazista e alcuni anni prima della morte di Stalin, avvenuta nel 1953.

Gli elementi totalitari

Tutte le ideologie contengono elementi totalitari, ma questi sono pienamente sviluppati solo in certi movimenti, il che suscita l’impressione erronea che solamente il razzismo e il comunismo siano intrinsecamente totalitari: è la stessa Arendt che lo sostiene.

La peculiarità del razzismo (o nazismo) e del comunismo è che esse rappresentano esperienze concrete e si riferiscono a eventi specifici nella storia del mondo. Entrambe  hanno influenzato le nostre vite in modi diversi: con un nonno costretto ad arruolarsi, uno zio che non è mai tornato dalla guerra, un parente che è stato partigiano o ha giurato fedeltà alla Repubblica di Salò.

Lo Stato totalitario

Nell’analisi di Hannah Arendt, per regime totalitario, o governo totalitario, o totalitarismo, si intende una forma di oppressione che una volta preso il potere ha:

  1. instaurato un sistema di valori radicalmente diversi da ogni altro;
  2. spazzato via tutte le tradizioni giuridiche, sociali e politiche precedenti;
  3. trasferito il potere dall’esercito alla polizia;
  4. instaurato nuove istituzioni improntate al suo sistema di valori;
  5. trasformato le classi in masse;
  6. sostituito un sistema multipartitico in un movimento di massa.

Tre differenze tra Stato di Diritto e Stato totalitario

La prima differenza fondamentale tra uno Stato di diritto e uno Stato totalitario è che quest’ultimo, in particolare la Germania e l’Unione Sovietica, si è sottratto al cosiddetto “consensus iuris”, ossia al riconoscimento e al rispetto delle regole comuni a tutti gli Stati. Dopo la prima guerra mondiale, le democrazie liberali hanno incentivato questo atteggiamento emarginando questi due Stati. Infatti, l’atteggiamento delle potenze vincitrici nei confronti dell’Unione Sovietica e della Germania era stato molto severo: in particolare, alla Germania furono imposte rinunce territoriali e pesanti limitazioni alla possibilità di addestrare un proprio esercito. Nel 1922, a Genova, il Regno Unito aveva convocato gli Stati europei per tentare di ammorbidire queste condizioni e venire incontro alle necessità tedesche, ma l’approccio intransigente della Francia vanificò il tentativo. I diplomatici tedeschi e sovietici, alla loro prima apparizione in una conferenza internazionale, di fronte all’insuccesso della conferenza, si riunirono in una cittadina vicina a Genova, Rapallo, dove raggiunsero un accordo per aggirare le clausole militari imposte dai vincitori. Con la collaborazione tedesca, l’Unione Sovietica iniziò a strutturare organicamente la difesa del proprio paese, mentre i tedeschi ottennero il permesso di costruire armamenti e addestrare soldati sul suolo sovietico, vanificando così il contenuto del trattato di pace di Versailles. La rigidità e l’intransigenza francese portarono la Germania e l’Unione Sovietica a collaborare al di fuori del “consensus iuris”.

La seconda differenza fondamentale tra lo Stato di diritto e lo Stato totalitario risiede nella fonte del potere e nella sua trasformazione in termini concreti. Nello Stato di diritto, la fonte del potere è la natura o la volontà divina, le quali plasmano i principi di giusto e ingiusto e questi, a loro volta, ispirano le leggi umane che stabiliscono ciò che è legale e ciò che non lo è. Il totalitarismo, invece, sceglie come fonte di autorità un movimento, una direzione specifica; per esempio, per il nazismo tedesco era la razza (o la natura), mentre per lo stalinismo era la storia. Il regime impone questa direzione, questo movimento, a tutti, senza tradurlo in principi o leggi; per questo Arendt sostiene che il totalitarismo supera le categorie di legalità e illegalità, di potere legittimo e potere arbitrario. Non era più rilevante che un governo rispettasse le leggi, poiché agiva in accordo con il movimento “sovrumano” che aveva scelto di seguire. Il superamento della legalità non è un concetto astratto o filosofico, bensì concreto. Questo si è manifestato nel comportamento del regime nazista in Germania, che non ha mai abolito la Costituzione di Weimar, rimasta in vigore anche durante il dominio di Hitler. Non era necessario, e probabilmente neanche conveniente, abrogare la Costituzione di Weimar per instaurare uno Stato totalitario.

La terza differenza fondamentale tra lo Stato di diritto e lo Stato totalitario è rappresentata dal terrore, lo strumento utilizzato dai regimi totalitari per concretizzare la legge di movimento della storia o della natura. Mentre nello Stato di diritto la natura o la divinità determinano i principi di giustizia e ingiustizia, i quali a loro volta definiscono le leggi che stabilizzano le vite degli uomini, lo Stato totalitario opera per accelerare l’evoluzione verso il fine imposto dalla natura (nel caso del nazismo) o dalla storia (nel caso dello stalinismo), utilizzando il terrore come mezzo. Il suo scopo principale è far avanzare le forze della natura o della storia attraverso l’umanità, senza l’intervento dell’azione umana spontanea. La natura e la storia stesse identificano gli ostacoli, i loro “nemici oggettivi”: per la prima, saranno le “razze inferiori” e gli individui “inadatti a vivere”, mentre per la seconda, le “classi in via di estinzione” o i “popoli decadenti”. Il razzismo e il nazismo mirano all’affermazione della razza superiore, mentre il comunismo mira al compimento finale della storia. In un regime totalitario, il terrore assume anche il ruolo di legalità e serve per attuare immediatamente le sentenze di condanna emesse dalla natura o dalla storia. Il terrore, dunque, diventa l’esecuzione di una legge di movimento, il cui fine è creare una nuova umanità per eliminazione: cancellando gli individui o i gruppi “inadatti”, sostituendo gli “individui” con la “specie”, e le “parti” con il “tutto”.

Una postilla sul terrore

Anche la tirannia può ricorrere all’uso del terrore, ma di solito lo fa solo nelle fasi iniziali, quando si occupa di eliminare i limiti imposti dalle leggi umane. Nello Stato totalitario, però, il terrore ha finalità e scopi differenti rispetto a quelli perseguiti dalla tirannia: mentre in quest’ultima serve a imporre il dominio di un individuo o di una volontà tirannica, nel totalitarismo il terrore totale sostituisce la comunicazione e le distanze tra i singoli con un vincolo così stretto che annienta la loro individualità in un unico soggetto, creando una collettività omogenea, “un uomo di dimensioni gigantesche”. Non essendoci più spazio per l’individualità, il totalitarismo, attraverso il terrore, annulla qualsiasi spazio e possibilità di autonomia, che è la base di ogni libertà.

Tre lezioni sul totalitarismo

Dal testo di Hannah Arendt sulle caratteristiche del totalitarismo emergono alcune lezioni importanti.

  1. Il Totalitarismo e le Leggi: Un regime totalitario può instaurarsi rispettando le leggi esistenti, come è avvenuto nella Germania di Hitler e nelle aree da essa occupate. Anche la costituzione può rimanere formalmente in vigore. Per l’instaurazione di un governo totalitario potrebbe essere più conveniente mantenere le leggi preesistenti, perché l’abolizione formale delle leggi renderebbe più evidente il cambio di regime, suscitando maggior clamore rispetto a un cambiamento de facto.
  1. Focus sul Movimento e Progressione a Discapito dei Cittadini: I regimi totalitari adottano come fonte della propria autorità un movimento che tende verso un fine specifico: la natura-razza per i nazisti e la storia per gli stalinisti. Un governo che si concentra sulla progressione verso un fine, a scapito dei cittadini, della stabilità dei comportamenti e del rispetto delle leggi, manifesta un comportamento totalitario.
  1. Violazione della Libertà Individuale e Collettiva: Un governo totalitario compromette la libertà degli individui intervenendo nei loro affari personali, simile ai regimi tirannici. Tuttavia, la specificità del totalitarismo è quella di eliminare lo spazio e le libertà di tutti i cittadini, trasformandoli in potenziali vittime e carnefici, delatori e traditori del movimento della natura o della storia. Quando il governo promuove la creazione di un corpo unico, di un “unico grande uomo”, lo fa probabilmente per instaurare un sistema di controllo reciproco e un regime di terrore a esso funzionale.

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di Intelligenza Politica