Sull’utilità dello spotter. Ovvero: cosa può insegnare la sala pesi a una sezione di partito

Sommario

In che occasione si ha bisogno di uno spotter?

Allenamento in palestra e attivismo politico sono accostati raramente. Eppure,  chi si allena in sala pesi potrebbe avere qualcosa da insegnare a un attivista politico. 

Quando muoviamo i primi passi in sala attrezzi siamo solitamente seguiti da un allenatore che ci prepara un programma iniziale per il primo periodo di allenamento. Questo include spesso il sollevamento di un bilanciere da una panca piana.  L’esercizio consiste nello sdraiarsi su una panca, afferrare una sbarra di ghisa con dei pesi alle estremità, sollevarla, portarla verso il petto e poi sollevarla nuovamente per un numero prefissato di volte.

Con tempo e costanza, vedremo alcuni progressi e  cambiamenti fisici, magari spalle, braccia e petto diventano più gonfi e tonici; i pantaloni ci vanno più larghi perchè abbiamo perso un po’ di grasso corporeo e abbiamo costruito massa muscolare e magari abbiamo migliorato la postura. Possiamo anche notare dei miglioramenti della performance, che ci consentono di aumentare il peso sollevato. 

Dopo un po’, però, potremmo entrare in una fase di stallo, in cui non riusciamo più ad aumentare il peso sollevato. Un’esperienza frustrante perché da un lato si vorrebbe continuare a progredire, dall’altro, invece, c’è la paura di farsi male, di rimanere incastrati e impotenti sotto un bilanciere di ghisa. A volte c’è poco da fare, bisogna pazientare e adottare una strategia che ci consenta di progredire nel corso delle settimane e dei mesi. Altre volte, invece, è come se la paura di fallire ci bloccasse condannandoci nella situazione di stallo. Quando questo succede possiamo adottare una strategia semplice e molto efficace: chiedere aiuto a uno spotter, una persona che come noi si sta allenando in palestra e che ci sembra abbastanza solida e forte da poterci aiutare a sollevare il bilanciere in caso di bisogno. 

L’effetto spotter

Avere uno spotter è una soluzione che può sembrare banale, ma funziona: la presenza di una persona che, in piedi dietro di noi, è pronta a intervenire nel caso in cui non riuscissimo a sollevare un bilanciere, migliora infatti la nostra performance. Sapere di non poter sbagliare e che, anche nella peggiore delle ipotesi, non ci faremo male, ci dà sicurezza e migliora la nostra prestazione. 

Si può pensare, giustamente, che il miglioramento della prestazione grazie a uno spotter sia uno dei tanti miti che circolano in palestra, ma non è così. C’è uno studio del 2019 che ha verificato l’efficacia positiva degli spotter per chi si allena nel sollevamento del bilanciere su panca piana. Chi si è allenato con gli spotter, e ne ha avvertito la presenza, è riuscito ad aumentare tanto le ripetizioni totali come il peso sollevato. 

Per assicurarsi che la presenza degli spotter fosse l’unico fattore ad influenzare la prestazione, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti allo studio di non mangiare, non assumere caffeina o integratori prima del test. Una volta arrivati in palestra, dopo un breve riscaldamento, i partecipanti si sono posizionati sulla panca piana. A questo punto, si sono verificate due situazioni. In alcuni casi gli “spotter” sarebbero stati visibili a chi avrebbe dovuto sollevare il bilanciere; in altri, invece, gli spotter si sono nascosti dietro alcuni pannelli che servivano a isolare la vista di chi doveva sollevare il bilanciere. Nel caso in cui gli spotter erano ben visibili, la performance sulla panca piana è sensibilmente migliorata, sia per quanto riguarda le ripetizioni, cioè le volte in cui veniva sollevato il bilanciere, sia per quanto concerne il peso sollevato. 

L’effetto spotter in realtà non è altro che un caso specifico di facilitazione sociale, un effetto prodotto dalla presenza di altre persone che rende più facili i comportamenti più accessibili. Questi dipendono dalla complessità del compito, dalla quantità di persone che vi assiste (se ci sono due spotter è un conto, se alla performance assistono mille persone si potrebbe avvertire maggiore pressione e di conseguenza la propria performance potrebbe anche peggiorare) e appunto dalla maggiore o minore accessibilità dello stesso; ad esempio, se ci si è esercitati molto nella ripetizione di un discorso, questo sarà facilmente accessibile davanti a un pubblico. Il meccanismo in base a cui avviene l’incremento della performance non è molto chiaro e, a questo proposito, ci sono tre teorie prevalenti:

  1. Alcuni sostengono che avvenga perché la presenza di osservatori esterni aumenti l’attivazione fisiologica e metta in stato di allerta chi compie la performance;
  2. Altri sostengono che l’approccio dell’essere valutati dagli osservatori conduca a un risultato migliore; in questa ipotesi lo svolgimento migliora per paura di fare una brutta figura;
  3. Altri ancora, invece, ritengono che i casi di migliore performance siano motivati dal fatto che chi compie la performance si senta più sicuro in presenza degli altri.

Alimentare un senso di sicurezza, di cura e compassione: una direzione per la politica

Tra queste tre teorie, l’ultima, quella del non essere soli è quella dalla quale la politica può trarre insegnamenti positivi. Infatti, infondere un senso di sicurezza nei cittadini, accompagnarli nelle varie fasi della propria vita e sostenerli nell’avversità potrebbe essere una strategia, una policy vincente. In questo senso uno spotter può essere una fonte di ispirazione per un attivista politico. Questo approccio è quello tipico dei mammiferi e quindi anche degli esseri umani.

Paul Gilbert, psicologo clinico e fondatore della Terapia Incentrata sulla Compassione, sostiene che tanto a livello individuale, come a livello politico, dovremmo coltivare e adottare comportamenti che incoraggino la compassione, la gentilezza e la cura, piuttosto che la competizione, la massima efficienza e l’agonismo. Secondo Gilbert:

La protezione e la cura hanno dato ai cuccioli di mammifero un grandissimo vantaggio nella lotta per la sopravvivenza. Oggi nasciamo completamente indifesi e il modo in cui il nostro cervello matura, il modo in cui impariamo il linguaggio, il modo in cui siamo in grado di pensare come esseri umani, quali valori sosteniamo, persino se viviamo o moriamo, tutto ciò è enormemente influenzato dalle cure ricevute durante i primi anni di vita. Il nostro cervello è molto sensibile a prestare attenzione e a rispondere in vari modi al comportamento degli altri. In particolare, le espressioni facciali e i toni di voce della madre hanno potenti effetti sul cervello del bambino. 

Paul Gilbert, The compassionate mind

La nostra natura di esseri umani facilita l’influenza reciproca, per questo, nel caso in cui provassimo stress, competizione e percezione di vulnerabilità diffonderemmo queste sensazioni anche alle altre persone che ci circondano. Al contrario, adottando comportamenti reciprocamente gentili, i nostri livelli di stress si ridurranno e ci sarà un impatto positivo sul benessere e sulla sicurezza sociale.

Sicurezza, compassione e creatività

Alimentare relazioni di cura e gentilezza e coltivare un approccio compassionevole alla vita può incrementare anche la creatività. Ricercatori dell’Università del Maryland hanno condotto un esperimento chiedendo ad alcuni studenti di partecipare a un rompicapo simile a quelli che si fanno in spiaggia, sotto l’ombrellone.

I partecipanti erano chiamati a tracciare una riga con una matita per portare un topolino, che si trovava al centro del labirinto, fino all’uscita dello stesso. Il gioco aveva due versioni: nella prima il topolino avrebbe trovato all’uscita del labirinto una fetta di formaggio; nella seconda versione una civetta si librava in alto nel cielo e minacciava la vita del topolino che, a questo punto, doveva trovare assolutamente il modo di scappare.

Dopo aver completato l’esercizio, i partecipanti avevano svolto anche un altro test che ne misurava la creatività: chi aveva evitato la civetta era rimasto con una sensazione di paura e in uno stato di vigilanza e cautela; gli studenti che, invece, avevano aiutato il topolino a trovare il formaggio, si erano aperti a nuove esperienze, erano più allegri e spensierati, più propensi a sperimentare e meno cauti.

Il successo politico della religione cattolica: conforto e sicurezza

Correnti spirituali, filosofiche e religiose hanno costruito la loro fortuna sulla compassione. Ad esempio, il cristianesimo ha alimentato la sicurezza dell’uomo, lo ha confortato e tranquillizzato per elevarlo, per eliminare i suoi dubbi e le sue esitazioni e per permettergli di agire in maniera sicura. Credere in un Dio misericordioso e nell’esempio di suo figlio alimenta l’aspirazione a un alto ideale di perfezione e, allo stesso tempo, costituisce un’ancora alla quale agganciarsi, un esempio concreto da imitare. La figura di Dio, di suo figlio e dello Spirito Santo ha costruito il successo della religione cristiana in tutto il mondo, perché ha alimentato le più alte aspirazioni degli esseri umani e il loro bisogno di “elevarsi”. Il cristianesimo ha alimentato il senso di sicurezza e di cura nei suoi credenti anche perchè ha delineato i contorni di un Dio buono, accettante e pieno di compassione; agganciandosi a lui e alla sua volontà, l’individuo allenta la tensione, il dubbio e l’ossessione e, allo stesso tempo, guadagna la certezza della salvezza. Questo senso di sicurezza gli consente di agire nel mondo con decisione, risolutezza e forza. 

Antonio Gramsci era convinto della funzione facilitatrice del cristianesimo, tanto da scrivere nei Quaderni dal carcere: 

Che la concezione meccanicistica sia stata una religione di subalterni appare da un’analisi dello sviluppo della religione cristiana, che in un certo periodo storico e in condizioni storiche determinate è stata e continua ad essere una “necessità”, una forma necessaria della volontà delle masse popolari, una forma determinata di razionalità del mondo e della vita e dette i quadri generali per l’attività pratica reale. In questo brano di un articolo della “Civiltà Cattolica ” (Individualismo pagano e individualismo cristiano, fasc. del 5 marzo 1932) mi pare bene espressa questa funzione del cristianesimo: “La fede in un sicuro avvenire, nell’immortalità dell’anima, destinata alla beatitudine, nella sicurezza di poter arrivare al godimento eterno, fu la molla di propulsione per un lavoro di intensa perfezione interna, e di elevazione spirituale. Il vero individualismo cristiano ha trovato qui l’impulso alle sue vittorie. Tutte le forze del cristiano furono raccolte intorno a questo fine nobile. Liberato dalle fluttazioni speculative che snervano l’anima nel dubbio, e illuminato da principi immortali, l’uomo sentí rinascere le speranze; sicuro che una forza superiore lo sorreggeva nella lotta contro il male, egli fece violenza a se stesso e vinse il mondo”.

Antonio Gramsci, Quaderni dal Carcere

Per Gramsci il cristianesimo ha liberato gli uomini dall’instabilità della ricerca filosofica, che li sfibrava attraverso l’incertezza e che li appesantiva con perplessità e dubbi. Il cristianesimo, secondo Gramsci, è stato una “necessità”, un impulso per le vittorie dell’essere umano che, convinto di non poter fallire, era spinto ad agire Ad maiorem Dei gloriam, cioè per la maggiore gloria di dio.

La lezione da imparare

Che ispirazione può trarre un attivista dall’esperienza di un bodybuilder e, nello specifico, dall’effetto spotter? La prima è che costruire un ambiente accogliente, che ispiri un senso di sicurezza e cura può avere un effetto positivo sulla vita dei cittadini e ciò non avviene solo in termini di performance, ma anche in termini di auto-efficacia. Quest’ultima è la convinzione di essere capaci di agire nel modo adeguato a raggiungere i propri obiettivi. Lo studio sugli effetti degli spotter nel sollevamento del bilanciere evidenzia che il miglioramento della performance sia avvenuto sia per il senso di sicurezza che per l’incremento dell’auto-efficacia: entrambi i fattori, probabilmente, hanno diminuito la sensazione di sforzo.

La teoria della facilitazione sociale e, nello specifico, la versione che ritiene che un maggiore senso di sicurezza abbia effetti positivi sullo svolgimento di un compito, può ispirare l’adozione di diverse politiche. Tutte si potrebbero ispirare ad accompagnare e sostenere ogni essere umano nel corso delle varie fasi della propria esistenza, attraverso la costruzione e il potenziamento di una rete di servizi che consentano la loro “fioritura”. Il nido, l’assistenza per gli anziani, gli ospedali, la sanità territoriale, l’università sono tutti nodi della rete di sicurezza di cui ciascuno potrebbe godere. Questa rete non conferisce la sicurezza di non cadere, ma attutisce l’impatto della caduta e, proprio sulla base dell’effetto di “facilitazione sociale”, di non essere soli, consentirebbe di migliorare il senso di auto-efficacia e di alimentare un certo senso di audacia e intraprendenza. 

Il nostro paese e buona parte dell’Europa occidentale hanno adottato politiche per la cura e il sostegno degli esseri umani nelle diverse fasi della loro vita dopo la seconda guerra mondiale, quando si instaurò un sistema coerente di cura e accudimento per tutti, il welfare state. Questa rete di sostegno, “dalla culla alla tomba”, ha garantito ai cittadini d’Europa un periodo di prosperità e pace, inedito nella storia del vecchio continente e di quello che verrà definito Occidente.

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di Intelligenza Politica